"L'ingegneria della natura di Adriano Pompa" di Raffaele De Grada (introduzione critica delle mostra tenutassi presso la Galleria Benassati di Modena nel1991)
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Adriano Pompa è un giovane pittore figlio d'arte. I segni della natura non gli sono apparsi fin da principio come dilettosa ispirazione ma come un testo da leggere nel profondo, ricercandone la filologia dell'arte le origini e i precedenti. Chi si avvicina alle figurazioni di Pompa non si trova dunque di fronte alla varietà del naturale bensì davanti alla lettura intellettuale di un tema di cui l'artista i reconditi significati. Le opere di Pompa non si collocano in uno spazio geografico, non hanno un'entità biologica e si addensano unicamente attorno un movente psichico che potrebbe essere raccolto culturalmente come " surreale" . Sono quadri assai piacevoli( un bel dono nell'arte contemporanea ), curiosità allettanti: opere da collezionista più che da salotto, pesci alati, colorati, da museo di arti marinare. Lo scopo del pittore e di incuriosire la fantasia disegnando scaglie azzurre su sfondo rosa, oppure mostrando pinne che hanno l'aspetto di ricche capanne arabe. Al contrario di altri surrealisti di terza ondata e al di sopra dei facili richiami a Max Ernst, Pompa non si lascia lusingare dalla trovata e si pone sempre in sintonia con la natura fuggendo verso intrichi di radici nella foresta ed esplorando con la fantasia territori insoliti che sembrano nordici; poi un arabesco come quelli che si ritrovano nei tappeti orientali rivelano la scelta mediterranea di questo pittore. Pompa è un narratore. In analogia della scuola ferrarese del Quattrocento Pompa ci racconta gli exploits di mostruosi cavalieri inseriti in cavalli dai grossi occhi di polipo e sorvegliati da corazze ed elmi di fascinosa potenza. L'esperienza del giovane Pompa mi ricorda a più di mezzo secolo di distanza quella del giovane Cagli quando il pittore, romano come Pompa, dipingeva battaglie e fantasie ariostesche con un tono cupo ma sollevate da improvvise apparizioni di scacchiere e paramenti medioevali e cavallereschi. Allora prevaleva una cultura pittorica che voleva di impegno ricordare Paolo Uccello, i cassoni fiorentini e i Ferraresi. Oggi Pompa si è naturalmente aggiornato e ha foderato di velluto la zampata surrealista. Eppure ho avuto l'impressione, visitando il suo studio nella periferia milanese che, come quel Maestro romano, il giovane Pompa attinga la sua fervida ispirazione a varie discipline secondo il buon metodo che fece leggendaria la bottega dello Squarcione tanto che la pittura si confuse con l'alchimia e la stregoneria. A quale mondo appartengono queste tavole e tele che ci descrivono con sapiente uso dell'olio strani rivolgimenti delle battaglie di San Giorgio col Drago? Il Drago è un guerriero con spalle corazzate e lorica che copre il volto mentre San Giorgio è un mostro cornuto che agita un'ala nera come la morte. L'origine lontana è nell'arte ferrarese del Rinascimento ripresa dalla pittura di " mostri " seicentesca e che ha ritrovato nuova fortuna in quell'ala del surrealismo che inizia con Boecklin e si chiude con Savinio. E' un'arte che ha trovato sempre molta fortuna che pensiamo si trasmetta al giovane Pompa. E' un'arte che non parte da alcun suggerimento del reale, è un intelligente artificio della fantasia, che diventa arte nel suo farsi come rielaborazione di un mondo tutto interno all'artista. E' opportuno seguire l'elaborazione di Pompa, che si manifesta in pitture e sculture, nei suoi bellissimi disegni che sembrano tratteggiati in punta d'argento e che ci ricordano antiche evocazioni di paesaggi italiani come quelli ad iniziare da Dürer e Peter Bruegel giungono a Charles De Brosses e a Goethe. I paesaggi sono amplificati con un'iperbole che raggiunge i confini della sensibilità di una natura che è sentita come passato, come autorità dell'antico, nella loro grandiosità smisurata. Non è detto che tale grandiosità si ritrovi nelle opere dipinte o nella scultura. Sembra anzi che il pittore si voglia dimenticare di tale ampiezza di visione quando insiste nella analisi del piccolo, quando ingabbia un furetto o una chiocciola in fondi dipinti a bugnato che richiedono un lavoro lungo e assiduo che in un giovane d'oggi, con la fretta di successo che prevale, è già di per se un'alta raccomandazione. Il metodo di Pompa si basa infatti su una composizione tutta preordinata e anche nei quadri apparentemente disordinati, con una congerie di oggetti che sembrano disposti casualmente l'ordine compositivo si ritrova in un sistema timbrico di forti accensioni colorate. Questo gioco fantastico si realizza parallelamente nella scultura Di Adriano Pompa che copre i suoi guerrieri antropomorfi di corazze e aggeggi incisi simili a quelle delle antiche sculture asiatiche. Il suo sentimento plastico si esprime compiutamente, non si presta ad ambiguità ed evasioni tecnicistiche come potrebbero essere inserti estetizzanti. Il giovane scultore si stacca così da ogni aspetto di naturalismo statuario offrendo anche nel rigore plastico le medesime curiosità intellettuali della sua pittura Pittura, disegno, scultura, quella di Adriano Pompa è una personalità completa, lontana dalla tradizione figurativa del nostro secolo. Ma anche dal corso storico delle avanguardie. La ricerca di Pompa si pone alla fine dell'esaurita fiumana di quella che è stata detta " avanguardia " nel senso che Pompa non si soddisfa per niente di valori propriamente pittorici ma li elabora con gusto dei contenuti ermetici, stregoneschi che sono propri del surrealismo e che Pompa va a ricercare nell'arte antica che è fonte di tanti suggerimenti per chi la sa leggere con intelligenza colta ed educata. Per intendere propriamente l'arte di questo giovane bisogna osservare che egli da un lato è preso dalle suggestioni dell'art brut alla Dubuffet per intendersi con quelle forme ossessive della materia che sono state tipiche degli ultimi decenni e dall'altro che egli cerca di ordinare con lucida intelligenza le evocazioni dell'antico ben guardandosi da ogni citazionismo. E' una posizione difficile, scomoda ma che ha già dato notevoli risultati . Il primo è che con questa mostra di Pompa compare qualcosa di nuovo nell'arte giovane italiana, una proposta seria ed intelligente che esce dal consueto ponendo anche un problema storico . I giovani che hanno superato le avanguardie moderne non fanno un'arte "post-moderna" , si orientano verso spazi nuovi e diversi. Nell'affermarsi di un'arte che rifiuta il naturalismo avvertono anche l'insoddisfazione per ogni schema astratto-informale che ha formato le due precedenti generazioni. Io ritengo che pur indirettamente i giovani hanno sentito che i profondi cambiamenti della società sul piano mondiale pongono nuovi problemi anche nelle arti e uno , come Adriano Pompa, che dal chiuso del suo studio procede con animo sgombro a ricerche preparate da un acquisito virtuosismo formale merita di essere segnalato per la genialità delle sue intuizioni che entrano nel profondo di una evocazione che ripete oggi i termini di una società in crisi. Acanto al Rinascimento umanistico della ragione si è svolta di conserva una tarda cultura cavalleresca e medioevale. Oggi si verifica qualcosa di analogo e queste opere di Pompa ci riportano appunto ad antichi sogni di ariostesca memoria. Un fatto di cultura, suggestivo e talvolta entusiasmante. |
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